L'Intelligenza attiva unica in sé e amata contemporaneamente da tutti i «Fedeli d'Amore» prese per ciascuno un nome diverso di donna. Lucia fu quello della sua donna: nome dell'Intelligenza attiva o Sapienza santa in quanto risplende all'adepto Guido Guinizelli, avviva il suo intelletto passivo e gli dà la vera vita. E gli altri seguirono. Giovanna è il nome della Sapienza santa in quanto risplende all'adepto Guido Cavalcanti, Beatrice il nome della Sapienza santa in quanto risplende all'adepto Dante Alighieri e così di seguito.
E nuove parole furono aggiunte via via al vecchio gergo e la raffigurazione più adatta che si era creata nell'immagine della donna gentilissima suscitava similitudini più vive, si prestava a rappresentazioni nuove, più calde, più intime, scaldate dal fuoco d'un rinnovato fervore, illuminate dalla luce di un nuovo e più profondo senso d'arte, vestite soprattutto da forme assai più melodiose. Così «il vecchio stile» aspro e duro diventava il dolce stil novo, il quale aderiva meglio al suo oggetto vero, l'«amor sapientiae», e le penne dei nuovi scrittori, secondo l'espressione di Dante, andavano strette dietro a questo Amore, a questa dottrina che dettava dentro. Questi nuovi poeti scrivevano rendendo direttamente e più intimamente i pensieri della vita mistica e iniziatica, cioè di Amore. Quando il Guinizelli iniziò la sua riforma, Buonagiunta da Lucca gli scrisse questo sonetto:
Poi che avete mutata manerade li plagenti detti dell'amore
de la forma e de l'esser la dov'era
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