per avanzare ogni altro trovadore,
avete fatto come la lumerach'ha li scuri partiti da splendore
ma non quivi ove lucie la speraperché passa et avanza di chiarore.
Ma sì passate ogn'om di sottiglianzache non si trova già chi ben vi spogna
cotant'è scura (vostra) parladuraed è tenuta a gran dissimiglianza
tutto che il senno venga da Bologna
trarre canzon per forza di scrittura(186).
«Questo mando ser Bonagiunta Orbicciani da Luccha a messer Guido Guinizelli. Et elli li rispuose per lo sonetto ke dicie homo ke saggio non corre leggero(187)». Evidentemente il nuovo stile di Guinizelli era soprattutto oscuro e involuto, tanto che quelli dello «stile vecchio» dichiaravano che non riuscivano a intendere.
La risposta inequivocabile di Guido Guinizelli è semplicemente questa: Bisogna parlare involuto per ragioni di prudenza.
Nel difendere la sua riforma egli non accampa nessuna ragione d'arte o d'amore, nessuna ragione galante o estetica, ma dice soltanto questa stranissima cosa (stranissima per chi voglia credere ancora che il dolce stil novo è espressione di vero amore e per di più immediata e spontanea): Non bisogna parlare troppo apertamente, perché se alcuni degli uccelli (degli adepti) possono avere ardire, ve ne sono altri che per la loro natura (debole) non possono osare molto e quindi l'uomo non deve dire che cosa pensa (per non compromettere i più deboli).
Homo ch'è saggio non corre leggeroma pensa e guarda sì com' vol misura
poi ch'ha pensato riten suo pensero,
infin a tanto che il ver l'assecura.
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