Ma che cosa volete di più? Che vi spieghi tutto il gergo?
E si osservi che quando vuol dare un esempio dell'utilità e necessità della dissimulazione, prende un esempio che ricorda esattamente la sua posizione di laico e figlio della Chiesa che ammoniva e biasimava la Chiesa, spiegando che conviene la dissimulazione quando: «Lo figlio è conoscente del vizio del padre, e quando lo suddito è conoscente del vizio del segnore, e quando l'amico conosce che vergogna crescerebbe al suo amico quello ammonendo o menomerebbe suo onore, o conosce l'amico suo non paziente ma iracundo a l'ammonizione».
Dante, gira gira, finisce per dire tutto quello che vuole: «Usiamo la "dissimulazione" utile e necessaria, perché dobbiamo, noi laici, purificare e ammonire la Chiesa nostra Madre e Signora, perché non vogliamo diffondere tra la plebe la sua vergogna e il suo errore e perché la Chiesa (come l'amico iracundo all'ammonizione) non tollera di essere criticata, ammonita, purificata da noi, ma ci scaraventa addosso l'Inquisizione!»
Ma c'è un'altra considerazione. Il gergo erotico usato in materia di pura filosofia è semplicemente vezzo o arte (sia pure di cattivo gusto) e non è una necessità come è nella lotta contro la Chiesa. Il fatto che Dante lo abbia adoperato nel Convivio fa gravemente sospettare che egli lo abbia fatto proprio per forza di abitudine, cioè perché era tanto diffusa l'usanza di parlare d'amore con un «verace intendimento», di esprimere le idee alte e profonde sotto il velame della poesia amorosa, che Dante ha continuato nel Convivio in terni e in trattazioni razionalistiche, questa tradizione che egli aveva seguito nel campo mistico, e che in altri termini abbia continuato a vestire di forme erotiche le idee filosofiche perché era abituato a vestire di forme erotiche le idee mistiche.
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