La fine del sonetto infatti allude al modo di rinnovare tutta la speranza, evidentemente contro il prevalere delle «genti crude». Il sonetto continua infatti:
A ciò, ti prego, metti ogni virtutepensando ch'entrerei per te 'n un fuoco;
ma svarïato t'ha forse non pocola nuova usanza delle genti crude;
sicché, ahi me lasso! il tuo pensier non volte;
però m'oblii; che memoria non perde,
se non quel che non guarda spesse volte:
ma, se del tutto ancor non si disperde,
mandami a dir, mercé ti chiamo molte,
come si dee mutar lo scuro in verde.
3. Le parole «morte» e «vita»
«Morte» (primo significato). La parola ha molteplici significati segreti e questa ricchezza di significati è stata una delle sue grandi fortune e una delle ragioni per le quali essa ritorna con così esasperante monotonia e così fuor di posto nelle poesie di questi fedeli.
La morte ha in tutta la mistica e quindi anche in questa poesia mistica, il doppio significato di morte dell'errore o del peccato (mistica morte per la quale soltanto si assurge alla mistica vita) e morte nell'errore e nel peccato, cioè persistenza nell'errore, privazione della verità santa che è vita vera.
In base a ciò si hanno due primi significati mistici convenzionali della parola «morte». L'uno, morte mistica, cioè morte dell'errore, rinascita nella verità che è vera vita, l'altro è morte-errore. Errore opposto alla Sapienza santa, errore nel quale vive chi si scosta da lei e che è quindi morto. Particolarmente questa morte-errore opposta all'amore viene rappresentata come significante la Chiesa di Roma che perseguita i «Fedeli d'Amore», che sono «color che sono in vita», che sono nella vera vita.
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Sapienza Chiesa Roma Amore
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