Siamo stati seppelliti mediante il battesimo, con lui alla morte affinché, come esso risorse dai morti per la gloria del Padre, così noi camminiamo nella novità della vita(210)».
Tutti conoscono lo sviluppo che ha avuto presso Sant'Agostino e presso tutti gli altri Padri della nostra mistica quest'idea della mistica morte, la quale non rimase certo chiusa nell'àmbito della mistica ortodossa. Sappiamo di eretici presso i quali quell'idea era particolarmente viva e agiva drammaticamente, come presso quei dolciniani che, dopo battezzati, suggevano il latte alle mammelle di una nutrice per significare la loro nuova infanzia, la loro vita nuova.
Ma anche là dove la personificazione della Sapienza santa non era ancora entrata nella grande corrente della mistica ortodossa, essere iniziati alla Sapienza, possedere la Sapienza era pensato e qualificato come vita, l'esser lontani da essa come morte.
Ora tutto questo serve a farci intendere come, sia nella Vita Nuova di Dante, sia in tutta la poesia d'amore dei «Fedeli», appaia di continuo presentimento di morte, annunzio di morte da parte dell'innamorato e l'amore sia accompagnato continuamente da quest'idea del morire e si noti, non già con quel senso vero e tragico col quale la morte poteva accompagnare l'amore nel pensiero di Giacomo Leopardi!
Questi innamorati mistici, ai quali non passa mai per la mente di possedere le loro donne e che desiderano tutt'al più il saluto, parlano della morte non già per lo strazio della passione insoddisfatta, ma per un evidentissimo convenzionalismo.
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