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      Se soltanto chi muore (misticamente) per amore vive della vera vita e trova la salute, è naturale quello che dice Guido Cavalcanti:
      Sì che mi sembia che vivendo morequei, che si parte da sì dolce speme(214).
      È naturale che si glorifichi
      ... Amoresenza lo qual seria morte la vita.(215)
      Francesco da Barberino nel Reggimento e costumi di Donna (Parte V) ha uno stranissimo racconto nel quale si descrive la morte-resurrezione operata da Amore. Prima Amore «qua e là ferendo» uccide una quantità di gente, poi
      ... fa portar li feriti elli morti
      davanti assé, e dice sovra loro,
      queste parole che qui son scritte:
      «Li colpi mie' son di cotal natura,
      che qual si crede di quegli esser morto,
      allor in vita magior si ritrova.
      Levate su, non dormite ch'i' vegghiovo' che sembrate nella vista morti,
      e vo' feriti sicuri da morte».
      Così parlando Amor sovra costororisuscitaron li morti e le morte(216).
      Inutile insistere su questo concetto della mistica morte operata dalla rivelazione della verità, perché esso è concetto comune a ogni misticismo anche ortodosso e la poesia mistica di tutti i tempi ne ha fatto larghissimo uso. Cantava Jacopone da Todi:
      In Cristo è nata nova creaturaspogliat'ha uom vecchio e uom fatto novello.
      E gli altri dicevano la stessa cosa non esplicitamente di Cristo, ma della Sapienza santa portata in terra da Cristo (Beatrice sul Carro tirato dal Grifone).
      «Morte» (secondo significato). Ma abbiamo detto che la terminologia simbolica che aveva chiamato vita o vera vita o vita nuova l'illuminazione rinnovatrice dell'adepto per opera della mistica Sapienza e aveva dato a questa illuminazione, che uccideva l'uomo antico mentre faceva vivere il nuovo, il nome di «morte», aveva dato lo stesso nome di «morte» anche a ciò che era il contrario di quella mistica vita, cioè all'errore che si oppone alla Sapienza santa.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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