Il che vuol dire che lo spirito, finché non ama la divina Sapienza, finché non è illuminato da lei o se ne estrania è dormiente; e ora si comprende lo strano sonno di Dante nella selva, quando era straniato da Beatrice e abbandonò la via:
Tant'era pieno di sonno a quel puntoche la verace via abbandonai(251).
«Folle», «Follia». Folle è l'uomo che è fuori della setta o che se ne diparte (savio è chi è dentro).
Però non parto me da le ferutesì como folle che vi sono usato(252),
dice il Cavalcanti quando vuole dichiararsi «Fedele d'Amore» ad onta di quello che egli soffre. E Cino dice scivolando nel nonsenso letterale:
... 'l mio camino a veder follia torsi(253),
nel dare conto di un suo viaggio nel quale probabilmente aveva dovuto sfuggire ad ambienti avversari.
Tommaso da Faenza(254) fa dire da Amore: «Omo folle faidito di mia schiera», contro Giovanni dall'Orto da Arezzo. Questo Giovanni dall'Orto infatti aveva scritto contro Amore (cioè contro la setta) la canzone: Amor ti prego ch'alquanto sostegni, piena di accuse contro Amore che sono tipicamente applicabili a una setta nella quale prevalgano i cattivi e i buoni siano sacrificati. Aveva detto per esempio:
Amor ancor è in te strana naturadisnaturata e fera
c'om villano orgogliosoveggio da te accolto
sfacciati parlatori e menzogneri(255),
proprio come Bacciarone del quale esamineremo la lunga diatriba contro la setta dei «Fedeli d'Amore». Guido Orlandi in un suo poco comprensibile sonetto (forse dal testo corrotto), contrappone chiaramente il folle a chi vive nel terzo grado (Amore-setta):
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