di me e dell'alta Fiore
che m'ha sì altamente meritato.(261)
Albertuccio da Viola si rallegra anche lui cantando:
Non mi fallio la fiore delle fiori(262).
Abbiamo visto come Buonagiunta da Lucca cantasse, svelando grossolanamente il pensiero segreto, tutta quella tiritera sul «Fiore» il quale ad onta dell'ultimo verso appare chiaramente un'idea religiosa o politica, non certo una donna, e abbiamo mostrato come la ripetizione stucchevole e pericolosa di queste parole «Fiore» e «Rosa», fosse uno degli elementi che dettero luogo a quello stile settario riformato che si chiama oggi il dolce stil novo.
Cino da Pistoia gioca sull'identità della donna o della setta col «fiore» e sul significato di fiore nel senso di «poco» e vorrebbe che amore lo aiutasse «sì che un fiore di me pietade avesse». Il che vuol dire: «Avesse un poco pietà di me» e anche «avesse pietà di me lei che è il “Fiore”».
Lapo Saltarello(263) alludendo senza dubbio al passaggio di una parola di gergo in un'altra, dice delle parole che letteralmente hanno un senso sciocco o incomprensibile:
Così m'ha travagliato accorta cosa
(cioè amore) che a vegliar dormendomi fece straniar, ov'eo son conto,
che spesse volte appello «fior» la «rosa»(264).
Dante da Maiano per dire che alla santa verità o alla setta si dovrebbero rivolgere tutti, dice:
O Rosa fresca, a voi chero mercede...
Rosa e Fiore aloroso...
la fior d'amor, veggendola parlareinnamorar d'amare ogni uom dovria(265).
Ora volete ritrovarla nella sua veste vera e nel suo vero nome questa «Fior», questa Donna-Fiore-Rosa?
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