Lo vostro bel saluto e gentil guardo,
che fate, quando v'incontro, m'ancide.
Amor m'assale, e già non ha riguardos'egli face peccato, o ver mercide.
Che per mezzo lo cor mi lancia un dardo,
che d'oltre in parti lo taglia e divide.
Parlar non posso, ché in gran pena io ardo,
sì come quello, che sua morte vide.
Per gli occhi passa, come fa lo tronoche fer per la finestra della torre,
e ciò, che dentro trova, spezza e fende.
Rimagno come statua d'ottono,
ove vita, né spirto, non ricorre,
se non che la figura d'uomo rende(300).
«Luogo di ritrovo» e «corte d'amore». Questi innamorati hanno anche un loro luogo di ritrovo che non spiegano mai dove sia e che non si intenderebbe con il presupposto che essi siano dei veri e semplici innamorati, mentre si spiega benissimo se significhi il luogo di ritrovo della setta. Guido Cavalcanti dice che i suoi occhiMenarmi tosto senza riposanza
in una parte, là 'v'i' trovai genteche ciascun si doleva d'amor forte(301).
Che gli amanti veri usino di andare proprio a dolersi d'amor forte tutti insieme non mi sembra sostenibile.
Gianni Alfani, sempre guardandosi bene dal dire dove ha visto la sua donna, ma parlando evidentemente a persone che sanno completare il pensiero, scrive:
Guato una donna dov'io la scontrai...
Io pur la miro là dov'io la vidi...
Amor mi vien colà dov'io la miro(302)...
Il Cavalcanti dice di un antico (un vecchio, o di idee vecchie?) che gli aveva consigliato di abbandonare Amore (la setta) dicendogli: «Se non ti parti / del loco ove sei miso...». Sempre l'allusione a un luogo e sempre velata.
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