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      «Amore», dice Cavalcanti «vive in parte dove noia more». In uno di quei sonetti nei quali come capo riconosciuto della setta ammonisce e guida i suoi, rimprovera Dante di posare vilmente e di frequentare gente «noiosa» che prima fuggiva («tuttor fuggivi la noiosa gente») e finisce eccitandolo a che si riscuota:
      Lo spirito noioso che t'incacciasi partirà da l'anima invilita.(309)
      Lapo Gianni dice che la sua donna lo ha liberato dalla «antica noia»:
      quella che m'ha 'n signoriae dispogliato de l'antica noia.(310)
      Guido Cavalcanti dice che quando Amore lo fece pauroso di sé, lo sospettò d'infedeltà (e abbiamo visto che lo citò alla corte d'amore), gli occhi della donna «mi guardar com'io fosse noioso». E in infiniti altri passi si ritrova questa parola «noia», «noioso», in netta contrapposizione a «gaiezza», «gentilezza», «Amore». Anche nel Fiore Amore è opposto a «noia». «Sanz'amor non è altro che noia(311)».
     
      «Vento», «Freddo», «Freddura», «Gelo». Sono tra le molte parole che servono a designare la forza opposta ad Amore (la Chiesa potente e corrotta) e il suo prevalere. Questi poeti, ed essi soli mi pare, sentono questa violenta opposizione tra l'amore e l'inverno, il tempo freddo, il gelo, ecc. Gli altri fanno all'amore in tutte le stagioni come usa l'«homo sapiens».
      Guido Orlandi, volendo probabilmente esprimere che l'amore può errare o perché sopraffatto dalla forza avversa (dal freddo) o per eccesso di zelo e di entusiasmo, scrive:
      Che giusto sia che (Amore) puote esser fallenteper freddo che sormonti o per calore.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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