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      Bacciarone in una canzone contro la setta dei «Fedeli d'Amore» ove in molti punti la mette in ridicolo, ride delle scomuniche che (come la Chiesa) lanciava la setta (Amore), a petto alla quali i tuoni veri sono soavi:
      Colpi di tuoni quasi son soavi,
      a paraggio dei suoi, tanto son gravi,
      ed empi.
      Vergogna», «Vergognarsi». È lo stato di chi per timore (della Chiesa corrotta) resta lontano dalla Sapienza santa e dalla setta rimanendo però fedele a esse. Quando diventa veramente infedele, allora cade nella «morte». I seguenti versi di Cino da Pistoia scusano evidentemente il poeta di essersi «ammutolito» in un momento grave. Egli dice dapprima, in una sua canzone:
      Canzon, io so, che ti dirà la gente:
      perché quest'uom fu da timor sì giunto,
      ch'e' non parlava punto?
      Dov'era il suo parlar d'amore allora?
      Al che la canzone deve rispondere:
      ...io mi vergognava allor più forte,
      che dato non m'avea però la morte,
      Vergognavami sol per ch'io era vivo,
      . . . . . . . . . . . . . . . .
      ben fu miracol ch'io non caddi morto.(330)
      Tutto questo vuol dire evidentemente: «Ho dovuto tacere e non mandar versi per prudenza, ma sono sempre dei vostri».
      Anche altrove Cino che, come vedremo, è stato uno dei più ondeggianti e malfermi «Fedeli d'Amore», spesso incerto e spesso in sospetto e talora in dispregio presso i compagni, ripete:
      Poi ché sentir li miei spiriti Amore
      di lei chiamar son stati vergognosi.(331)
      E altrove:
      In disonor e 'n vergogna solamentedegli occhi miei che mirarono altrui.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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