Cino volendo un giorno assicurare i suoi che intendeva uscire con una lotta risoluta contro la Chiesa dallo stato di incertezza che gli si rimproverava, scrive:
. . . a finir mia gravezzafo con la morte volentier battaglia.(340)
Parole che nel piano letterale hanno la consueta inafferrabilità e inconsistenza e acquistano senso vero e serio soltanto interpretate.
«Donna somigliante a Madonna». È, come abbiamo visto (cap. II, 6) un'altra setta o un altro gruppo settario affine, col quale il «Fedele d'Amore» viene nelle sue peregrinazioni a contatto. Egli naturalmente s'innamora di questa nuova «donna» (cioè è accolto dal gruppo) e lo fa sapere a tutti. Questo fatto accade, come abbiamo visto, a Guido Cavalcanti, naturalmente a Tolosa, centro di movimenti ereticali e fino ai tempi più tardi del molto sospetto Gaj Saber. Gli accade in un pellegrinaggio a San Giacomo di Compostella, pellegrinaggio che, era certo una scusa e che fu interrotto con la fermata a Tolosa. Di questo strano viaggio, della malattia che colse il Cavalcanti a Tolosa costringendolo a fermarsi presso le grazie di quella misteriosa Mandetta, abbiamo già parlato e intenderemo meglio tutto, quando spiegheremo tutta la ballata del Cavalcanti: Era in pensier d'amor quand'io trovai. Sapremo allora quali cose accaddero a questo proposito al Cavalcanti al suo ritorno, cose insignificantissime secondo la lettera della ballata, e importantissime secondo il suo significato profondo. Abbiamo visto che anche Gianni Alfani s'innamorò a Venezia di una donna che somigliava alla sua donna e ser Ventura Monaci fece altrettanto, forse più d'una volta.
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