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      Guido Novello, poeta d'amore, era della bella compagnia.
      Quanto alla domanda: dove sono dunque le poesie d'amore di questi poeti? Rispondo: questi poeti vivendo in ambiente mistico e iniziatico e vagheggiando un'arte che non era niente affatto l'arte per l'arte o l'espressione per l'espressione, usavano fare di tutti i loro sentimenti d'amore, delle emozioni vere che avevano nella loro vita amorosa, materia per esprimere pensieri mistici e iniziatici. La verità dei loro amori di uomini, se dava qualche vero spunto o qualche immagine dei loro versi era filtrata attraverso il simbolismo in modo che quella materia d'amore venisse ad avere un verace intendimento, cioè una significazione di profonda verità, che era verità mistica e iniziatica. A qualcuno di essi era accaduto certo di restare con la lingua tremante avanti a qualche bella donna della quale era innamorato, ma quando metteva questo in versi e raccontava ai «Fedeli d'Amore» di rimanere con la lingua tremante avanti a «Madonna», lo ripensava e lo diceva in modo che quel suo turbamento significasse per lui e per gli altri ascoltatori il suo sgomento avanti all'ineffabilità della verità divina.
      Chi guardi la Santa Teresa del Bernini in viso, non può non riconoscere in alcuni tratti della sua estasi i segni della voluttà materiale visti sul volto di una modella, ma quei segni sono adoperati lì a esprimere una voluttà spirituale e mistica e sono tradotti in espressione mistica.
      Questo entra un po' difficilmente nei cervelli nostri, abituati ad apprezzare la teoria dell'arte per l'arte e della lirica pura, ma qui non si tratta di dire se questa maniera di poetare (che la maggior parte delle volte, si deve avere il coraggio di riconoscerlo, riusciva brutta, fredda o insulsa) sia imitabile, si tratta di sapere che cosa quella poesia significava, con quali intenzioni era scritta e basta.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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