Quando l'amore il su' servo partitotrova null'ora del su' pensamento,
volete udir un bel vendicamentoched e' ne fa? - Si è pro ed ardito
che mantenente l'à sì assalitodi dolor grave e soverchio tormento,
che 'nfin ched e' non torna a pentimentonon può di tal penar esser guarito.
Perch'io consiglio ciascun amadoreche non si parta; ma fermi 'l disire
in quanto che amor vuol aportare.
Ch'onor né nullo ben vien sanz'amare,
ma lo contraro, perché mal finirede' quei, che n' vuol già mai partir su' core.(365)
Cavalcanti fa sapere d'avere avvicinato in Tolosa una setta molto affine (donna somigliante) a quella alla quale egli appartiene in Firenze, di non aver rivelato per prudenza di essere ascritto alla setta di Firenze, ma di essere stato da quella accolto.
Una giovane donna di Tolosa
bell'e gentil, d'onesta leggiadria,
tant'è diritta e simigliante cosa,
ne' suoi dolci occhi, de la donna mia,
ch'è fatta dentro al cor desiderosal'anima in guisa, che da lui si svia
e vanne a lei: ma tant'è paurosache no le dice di qual donna sia.
Quella la mira nel su' dolce sguardo,
ne lo qual face rallegrare amore,
perché v'è dentro la sua donna dritta.
Po' torna, piena di sospir, nel core,
ferita a morte d'un tagliente dardo,
che questa donna nel partir li gitta.(366)
Guido Cavalcanti, tornato da Tolosa, ove ha avvicinato la setta somigliante a quella di Firenze e che viveva segreta e timorosa (accordellata e stretta), incontra un «Fedele d'Amore» o un gruppo di «Fedeli d'Amore» (la donna che canta) che ride e si compiace della forza d'amore che lo ha conquiso, e un finto «Fedele d'Amore» (una donna, o una setta «fatta di gioco in figura d'amore») che tenta di fargli raccontare quale sia la setta che ha avvicinato a Tolosa.
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