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      (381)
      Gherarduccio Garisendi accusa un adepto (Cino) di essere infedele alla «pinta» (gallina faraona - la setta) perché ghermito dalla pola silvana» (la folaga - la Chiesa) e di tenere il piede in due staffe tra la Chiesa e la setta, mentre egli, Gherarduccio, è fedelissimo alla setta (il fiore).
      Poi che 'l piancto vi da fe certanavorrei saper da voi maestro Michele
      s'amor lo cor conduce con duo velesì che la mente vada 'n porto sana? (382)
      Se v'ha ghermito la pola selvanacom'esser può de la pinta fedele?
      Però ch'amante quando pon duo telea l'una pur conven mancar la lana.
      Sì che perseverando 'n tale erroredimando vostro fin valor completo
      che mi dimostri questo suo segreto,
      ch'amor suolmi distringer per un fioresì, che d'ogn' altro m'ha fatto divieto
      et senza quel non posso mai star lieto.(383)
      Guido Cavalcanti fa sapere a Dante che Lapo Gianni (il servitore di Monna Lagia) si è rivolto a lui per aiuto (probabilmente perché la setta non procedesse per qualche colpa contro di lui), che egli Guido è riuscito a trattenere la setta (amore) che affilava i dardi (preparava sentenza) contro Lapo e che Lapo poteva tornare alla setta (alla donna). Questo sonetto va messo probabilmente in rapporto con gli altri due di Cavalcanti e di Dante nei quali uno incarica Dante di sorvegliare Lapo e l'altro mostra di esultare (probabilmente qualche tempo dopo) perché Lapo è stato cacciato dalla setta. Il sonetto è sconclusionato e incomprensibile nel senso letterale.
      Dante, un sospiro messaggier del coresubitamente m'assalì dormendo,


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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