ed io mi risvegliai allor, temendo,
che elli fosse in compagnia d'amore.
Poi mi girai e vidi 'l servidoredi monna Lagia, che venia dicendo:
- Aiutami, pietà - sì che piangendoi' presi di mercé tanto valore,
ch'io giunsi amore ch'afilava dardi.
Allor lo domandai del suo tormentoed elli mi rispose in questa guisa:
- Dì al servente che la donna è prisae tengola per far suo piacimento:
e se no 'l crede dì ch'a li occhi guardi.(384)
Gherardo da Reggio informa che un «Fedele d'Amore» è stato preso e forse ucciso dalla Chiesa (Morte) senza che la sua donna (la setta) l'abbia aiutato o difeso, per il che Gherardo, sdegnato, è incerto se continuare o no ad aver fede nella setta dichiarando che non può ammettere che la setta lasci così distruggere i suoi. Si noti l'assurdità del senso letterale secondo la quale egli domanderebbe se deve o no restare innamorato della donna dell'amico morto, obbligo che certo nessuno poteva attribuirgli!
Con sua saetta d'or percosse Amore
tale, che poi senza mercé morioet sua donna crudele 'l consentio,
né se ne dolse, né cangiò colore.
Et io che l'ho com'amico nel coreinfiamma sì, messer, l'animo mio,
ch'i' son disposto con ogni desiotal'hor di no, tal'hor di farle honore.
Se l'amo faccio bene, o s'el deo fared'haverla 'n odio, hor mi rispondete?
Ch'io terrò giusto ciò che manderete,
però che amore et io nol so pensarecome potria soffrir che si morisse
huom, che sua donna non se ne dolisse.(385)
Guido Cavalcanti, approfittando del fervore di entusiasmo e di fede sorto intorno alla Madonna di S. Michele in Orto(386) pone la santa Sapienza, «la donna sua» in figura di questa Madonna e parla dell'accusa d'idolatria che fanno contro di essa i Frati Minori (inquisitori). Questo sonetto, secondo il Codice Vaticano 3214, n. 154, fu mandato a Guido Orlandi di Firenze «et non seppe chi li li mandasse.
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