Cino si riconferma fedele ad Amore nella pace e nella lotta (si noti bene: nella pace e sotto Marte) e consiglia Onesto a imitarlo.
Anzi che Amore nella mente guididonna, ch'è poi del core ucciditrice,
si convien dire all'uom: - Non sei fenice:
guarti d'Amor se tu piangi e tu ridi;
quand'odirai gridare: - ancidi, ancidi -
ché poi consiglia invan chi 'l contradice:
però si leva tardi chi mi dicech'Amor non serva né di lui mi fidi.
Io li son tanto suggetto e fedele,
che morte ancor di lui non mi diparte;
ch'io 'l servo nella pace e sotto Marte.
Dovunque vola o va drizzo le vele,
come colui che non li servo ad arte(393).
Così, amico mio, convene farte(394).
Onesto Bolognese dopo la discussione precedente, deride ora Cino da Pistoia, uscito o messo in bando dalla setta. Evidentemente Cino ha gustato un frutto che è buono, ma ha il nocchio amaro. Onesto dice che d'ora innanzi non parlerà più a Cino «per figura» come usavano i «Fedeli d'Amore» e dice che Cino apprende ora delle cose che Guido e Dante, i due capi della setta, non gli hanno insegnato.
Sete voi, Messer Cin, se ben vi adocchio,
sì che la verità par che lo sparga,
che stretta via a voi vi sembra larga,
spesso vi fate dimostrare ad occhio.
Tal frutto è buono, che di quello il nocchio,
chi l'assapora, molto amaror larga:
e ben lo manifesta vostra targa,
che l'erba buona è tal com'è il finocchio.
Più per figura non vi parlo avante,
ma posso dire, e ben ve ne ricorda,
che a trarre un baldovin vuol lunga corda.
Ah Cielo! E che follia dire s'accorda!
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