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      Dopo una strofe piena di violentissimi insulti dove parla di un luogo laido e disonorato (!) ove sono involti i «Fedeli d'Amore», allude oscuramente a una troia alla quale amore avrebbe affibbiato addosso il suo manto(396)!
      Ricordo che fu soprattutto la lettura di questa poesia (nella quale l'odio del settario dissidente appare così chiaro e che è impossibile comprendere nell'àmbito dell'amore letterale e specialmente di quello squisito e raffinatissimo amore dei «Fedeli d'Amore»), quella che parve decisiva al Délécluze per accettare, come dimostrata la tesi del Rossetti, dell'esistenza di una setta dei «Fedeli d'Amore». Ricordo anche che queste brutte poesie dei «Fedeli d'Amore» dalle quali più traspare il pensiero segreto e settario, sono quasi ignote alla massa dei lettori che conoscono invece «Tanto gentile e tanto onesta pare» e simili e che per questo appunto hanno impressioni di questa maniera di poetare completamente falsate. Il testo è scorretto ma ho voluto lasciarlo com'è.
      Nova m'è volontà nel cor creata,
      la qual compresa l'alma e 'l corpo m'ave,
      volendo proferisca e dica 'l gravecrudele stato ch'è in amor fallace:
      però ch'alquanto già fui suo seguacevuol che testimonia rendane dritta,
      alla gente faccia sconfitta,
      che seguen lui; com'ell'è denudatad'onor, di prode, e d'allegrezza totta,
      e come dal piè veste infino al capotutto 'l contrar, se eo ben dir lo sapo.
      Dironne un poco, poi no 'l cor mi lascia,
      e come grave a portar son suoi fasciae com'sre' mei', cui ten, tenessel gotta.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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