d'udir nuova di me, poscia ch'io corsisu quest'antica montagna de gli orsi,
de l'esser di mio stato ora vi scrivo:
già così mi percosse un raggio vivo,
che 'l mio camino a veder follia torsi;
e per mia sete temperare a sorsi,
chiar'acqua visitai di blando rivo:
Ancor, per divenir sommo gemmieri,
nel lapidato ho messo ogni mio intento,
interponendo varj desideri.
Ora 'n su questo monte tira vento;
ond'io studio nel libro di Gualtieri,
per trarne vero e nuovo intendimento(400).
Lascio ai miei lettori, ripeto, il lavoro ormai facile e gioioso di aggirarsi per mezzo di questa piccola chiave nel castello incantato di tutte queste poesie d'amore, di scoprire cioè il senso riposto di tutte le altre poesie di questi «Fedeli», per quanto lo permettano, s'intende, le corrotte o incerte lezioni e i riferimenti non infrequenti a fatti che ci sono ignoti.
IX. Un manuale settario.
I «Documenti d'Amore»
di Francesco da Barberino
Dicol, signori, a voi saggi e covertiperò che m'intendete...
F. da Barberino
1. Il carattere generale dell'opera e i «mottetti oscuri»
Mi preme accennare brevemente a un'opera importantissima per la nostra tesi e che può considerarsi come il grande manuale della setta dei «Fedeli d'Amore»: intendo parlare dei Documenti d'Amore di Francesco da Barberino.
Questo grosso complicatissimo e stranissimo libro nel quale le idee spesso confuse e artatamente involute della poesia vengono a essere anche più contorte e involute per l'aggiungersi dello strano e complicatissimo commento latino, rivela definitivamente il suo carattere iniziatico e settario nelle illustrazioni che, essendo evidentemente simboliche, molte volte esprimono cose che con le parole del testo e del commento non hanno nulla a che vedere(401).
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