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      Una prima figura rappresenta l'Amore come un fanciullo nudo dritto sopra un cavallo bianco(403). Esso ha un dardo in una mano e sul cavallo è un turcasso di frecce, ma nell'altra mano egli stringe naturalmente delle rose(404). E sotto di lui sono dodici virtù le quali dormono e naturalmente attendono d'essere risvegliate da Amore. Queste virtù sono: prima la Docilità che «data novitiis notitia vitiorum, docet illos ab illorum vilitate abstinere». E questa docilitas propinata ai novizi è troppo chiaramente la prima virtù iniziatica. Seguono le altre: l'Industria che fabbrica certe stranissime borse nelle quali si tengono cose preziose occultate. La terza virtù è la Costanza, la quarta la Discrezione, la quinta la Pazienza, la sesta la Speranza, la settima la Prudenza, «que te docet custodire quesita», l'ottava è la Gloria, la nona la Giustizia, «que male custodientem quesita punit», quella cioè mandata da Amore a punir chi «mal guarda tant'onore», chi custodisce male il segreto(405), la decima è l'Innocenza che significa lo stato di coloro che servono degnamente e lodevolmente l'Amore, l'undicesima è la Gratitudine che «introducit in amoris curiam» e alla fine l'Eternità che promette la vita eterna(406). Questa serie di virtù è troppo evidentemente una serie di virtù iniziatiche che comincia con la docilità del novizio e promette alla fine la gloria eterna in Dio. Nella figura, sotto alle dodici virtù dormienti lottano tra loro la Crudeltà e la Pietà, l'una lanciando una freccia a sette punte, l'altra lanciando con l'arco un fascio di rose.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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