..(?) In essa era la pietà verso i puri, la severità contro gli avversi. Essa era soggetta all'amore, nemica di quei che indegnamente amano, disprezzante di quelli che tentano, respingeva i doni, non temeva i violenti. In mezzo alle piazze cinta di onore associata alla purezza spesso senza pompa incedeva (Benignamente d'umiltà vestuta!...). Come però una volta andava con le faci accese per le tenebre della notte e per un caso, che conteneva qualche cosa di opportunità, il vento estinse le faci, i soli raggi che da essa emanavano rischiararono chiaramente la via a lei e ai suoi compagni. E le genti che erano con lei furono stupefatte e dopo d'allora non dubitano più dei miracoli. Questa io vidi con gli occhi miei e ancora la vedo. E a lungo domandai d'essere il minimo dei suoi servi e non volli ottenerlo senza meritarlo e passai giorni e notti e anni e moltitudini di anni e camminando per vari anfratti dubbi e avversi, ricercandola non la potei rinvenire né vedere. Sarai dunque meravigliato, o fanciullo, se io dico che in essa ritrovai la mia fortezza»(423).
Avete inteso? Ma quando noi diciamo che questa gente parlava in gergo, che l'amore non era l'amore, che facevano parte di una setta, che esaltavano in forma mistica mistiche donne, che la loro donna era la donna del Cantico dei Cantici (non sentite qui l'eco chiarissima della Sapienza di Salomone?); i critici «positivi» son capaci di dire che si tratta di fantasticherie nostre e son capaci di perder tempo a voler identificare storicamente il cognome e la paternità di questa vedova, della quale Francesco da Barberino sarebbe stato innamorato.
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