L'autore comincia col dire che deve parlare oscuro, perché a tale lo ha tratto Fortuna. Dice poi che parla del suo stato «a voi saggi e coverti però che m'intendete» che ormai sono poche le donne (gli adepti) alle quali Amore apre la mente «tanto ha perduto di sangue o d'onore».
Parla poi sempre in modo artatamente confuso della figura alludendo a molte nebbie che sono uscite dal sangue d'Amore per il che trema la terra, trema il cuore del poeta e tremeranno gli altri che sentiranno parlare di questo tragico fatto:
Se più non raggia il sol et io son terraveggio mo scur e sol parlar convegno
di quel che sono e tegnonon maravigli alcun s'oscuro tracto
poi ch'a tal punto m'ha fortuna tracto.
E cotal dir che più raccoglie e serradentro mia pena tutto più mi gravi
passol ch'io non vorravi,
la fin de la mia gio'
parlar con certi ch'ancornon eran di mio stato esperti
dicol signor, a voi saggi e covertiperò che m'intendete
voi donne poche sete,
a cui ormai la mente avrisse Amore
tant'à perduto di sangue e d'onore.
Or cominciate e dal lindo colorecercando ben per entro,
lo spazio verso il centrovedrete molte nebule apparite
che tutte son di quel sangue annerite.
La terra trema, lo mio cor crema,
e gli altri a quel verranno immantenentech'esto accidente sentito averanno.
Il poeta spiega poi che il sangue è venuto dal fianco d'Amore per colpa di «Morte» che tiene l'arco in mano e che è quella (Chiesa) «che tratta l'amico e il nemico in tal maniera ch'io piangendo il dico». Il colpo non ha ucciso Amore (la setta) ma ne ha dissolto la parte più degna che non regna più tra noi.
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