A fianco d'Amore è scritto (fig. p. 302):
Io son Amor in nova forma trattoe se di sotto da me riguardrete
l'ovre ch'io faccio in figure vedrete.
Ora quali sono queste ovre? Consideriamo le quattordici figure. La chiave è questa: esse devono essere prese a due a due secondo la simmetria, così che la prima a sinistra corrisponda all'ultima a destra, la seconda a sinistra alla penultima a destra e così di seguito. Ed ecco che la misteriosa figura appare chiarissima. L'opera d'amore consiste nel condurre l'uomo dallo stato di religioso (uomo della Chiesa), cioè di morto, alla perfezione della vita d'amore (congiungimento con la santa Sapienza).
Le sette e sette figure rappresentano sette stadi di vita spirituale e si osservi che man mano che esse progrediscono verso il centro, dall'essere piene di dardi d'amore, finiscono con l'avere in mano soltanto le rose d'amore. Le prime due figure a sinistra di chi guarda rappresentano, secondo i cartigli, il «religioso» e la «religiosa» ai quali rispondono nettamente dall'altra parte, al «religioso» la «morta», alla «religiosa» il «morto». Religioso o religiosa sono coloro che seguono Pietro o Pietra, essi non hanno di contro a sé la donna della vita, ma la morte, essi vanno alla morte, essi sono in realtà morti, proprio secondo la terminologia segreta da noi scoperta per altra via. Hanno due dardi d'Amore, il che vuol dire probabilmente che in essi sono uccisi intelletto e volontà del bene: i morti ne hanno tre di dardi, sono quegli stessi religiosi quando tra poco sarà ucciso in loro anche l'appetito del bene.
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