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      L'esame particolareggiato di questi Documenti d'Amore sotto il rispetto del loro significato settario rappresenterà un lavoro altrettanto vasto quanto proficuo. Mi è impossibile qui prolungarlo più oltre perché questo mio libro, ho detto, dev'essere piuttosto un richiamo o una prefazione a tali studi che non una compiuta esposizione dell'immensa materia.
     
      X. La misteriosa donnadell'«Acerba»
      di Cecco d'Ascoli
     
      Nell'alma guerra e nella bocca pace!
      Cecco d'Ascoli
      Nessuno si meraviglierà, credo, che nella luce di queste nuove conoscenze vengano a sciogliersi molti dei più vecchi problemi riguardanti la vita spirituale del Trecento e io non posso passare innanzi senza accennare alla perfetta coerenza che manifesta con tutto quanto è detto sopra, quella strana e innominata donna de L'Acerba di Cecco d'Ascoli, la quale si mostra immediatamente, a chi la consideri ora, come la solita personificazione della Sapienza santa.
      Osserviamo anzitutto che nell'Acerba si parla di una donna perfettissima e poi si parla delle donne (femmine), di tutte le femmine, con odio e disprezzo inauditi.
      Mentre delle donne in genere si dicono i più violenti vituperi e si consiglia di starne lontani e di non avere in esse nessuna fede, si parla di una donna con la quale il poeta si sente immedesimato e che è la generatrice e la custode di ogni virtù e di ogni beatitudine. Ricordiamo un momento come si parla della femmina in genere:
      Femena che men fé ha che fera,
      radice, ramo e frutto d'onne male,
      superba, avara, sciocca, matta e austera,


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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