.. viguit in civitate Florentiae(471)».
Credo che ogni persona intelligente senta subito dalla stessa impostazione della frase che l'una testimonianza deriva dall'altra. La questione sarà di sapere se il codice Ashburnam, dove si trova questo tardo rifacimento, questa appiccicatura al commento di Pietro, sia antecedente o susseguente al commento del Boccaccio e ciò per toglierci il gusto di sapere quale dei due abbia copiato l'altro, ma quel che è certo è che l'uno ha copiato dall'altro e che le due testimonianze sono una testimonianza sola.
Un'altra cosa resterebbe da sapere, se l'appiccicatura del codice Ashburnam sia proprio dello stesso Pietro, che mise al corrente in questo modo il commento aggiungendovi l'opportunissima leggenda già formatasi, oppure di un estraneo, ma quel che più importa è che se anche la testimonianza fosse di pugno di Pietro di Dante, se anche invece d'apparire in un tardo rifacimento fosse nella prima redazione del suo commento, essa non varrebbe assolutamente nulla, per la semplice ragione che Pietro di Dante era un «Fedele d'Amore», era ascritto alla setta tale e quale come Giovanni Boccaccio ed egli, che tanto lottava per fare apparire ortodossa la Divina Commedia e salvarla così dal rogo, che aveva già consumato la Monarchia, non avrebbe mai potuto raccontare a nessuno chi era la Beatrice della Vita Nuova e sarebbe stato uno sciocco a non approfittare, se l'avesse conosciuta, della leggenda di Beatrice Portinari.
Ed è veramente deplorevole che il Bartoli, il quale con il suo intuito aveva già compreso perfettamente che né Beatrice né le sue amiche erano delle donne reali, si sia lasciato così stranamente impressionare dalla scoperta di quel rifacimento, tanto da accennare alla possibilità di tornare indietro dalla verità già conquistata al vecchio errore realistico.
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