Se dopo quella specie di ravvedimento, la critica «positiva» ha dato per conquista compiuta la realtà storica di Beatrice, ciò si deve soltanto al fatto che questa critica positiva, non solo ragionava male, ma ignorava si può dire l'opera più importante scritta su questo argomento, cioè: Il mistero dell'Amor platonico di Gabriele Rossetti, e quindi non ha mai esaminato seriamente l'ipotesi che la testimonianza del Boccaccio potesse essere una burla necessaria proveniente dalla setta.
In quell'infelicissimo scritto che è il saggio su Beatrice di Alessandro D'Ancona, si trova anche un altro argomento a favore della realtà storica di Beatrice, l'allusione che essa fa nel canto XXXI del Purgatorio alla sua «carne sepolta», a proposito della quale si scrive trionfalmente: «Carne ha significato così speciale e preciso che avrebbe dovuto rattenere da allegoriche interpretazioni gli avversari della Beatrice storica».
Ora, che carne non possa essere usato allegoricamente come veste esteriore per esempio, di una verità eterna concepita come spirito, è un gratuito presupposto del D'Ancona, il quale par che non sappia che le mammelle, per esempio, che sono pure di carne e hanno un significato «speciale e preciso», nel Cantico dei Cantici sono manifestamente simboliche, come sono manifestamente simboliche tutte le altre parti carnee della donna nella poesia mistica dei Persiani, e già il Buti interpretava «le belle membra» lasciate in terra da Beatrice come «le scritture», veste esteriore della Sapienza santa che è eterno Spirito.
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