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      Il D'Ancona si avvia alla conclusione accorgendosi che qualche cosa di molto strano rimane in tutto questo groviglio di misticismo e d'amore e scrive a proposito dell'esaltato amore di Dante che divinizza la donna: «E dicasi pure che cotesti sono sogni e deliri di mente inferma: ridasi, se vuolsi, di cotesta esaltazione della donna amata fatta simile a Dio; ma si rida allora anche quando nel Purgatorio Dante ci rappresenta Beatrice che, circondata da santi e da profeti a lui rammenta l'antico affetto della puerizia».
      No, rispondiamo, no, noi non vogliamo ridere né della Vita Nuova, né della Divina Commedia. E proprio perché ci farebbe ridere il vedere la moglie a tutti nota di messer Simone de' Bardi mascherata da divina Sapienza sul Carro della Chiesa tirato da Cristo in persona, ci ripugna il credere che essa sia una donna vera, e quando abbiamo stabilito l'ipotesi che essa sia sempre e dovunque simbolo della Sapienza, che può perfettamente rimproverare chi l'ha amata da giovane e si è sviato, cessa non solo ogni ragione di riso, ma anche ogni disgusto dato dalle esagerazioni e dalle iperboli che in tutta la lirica dantesca circondano questa pseudo-donna.
      La tentazione di sorridere invece ci viene quando alla fine di questo saggio, così pieno di argomentazioni inconsistentissime e contradditorie, vediamo l'illustre filologo dar fiato alla grande tromba della rettorica romantica per sanare con una commozione esaltata tutte le grosse mende del suo argomentare:
      «Nuovo esempio e miracolo inaudito di virtù d'amore in cuore alto e gentile!


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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