Dante la vede quando egli ha nove anni. È pochissimo verosimile, ho detto, che Dante adulto intrattenga sui suoi amori novenni Guido Cavalcanti che concepiva l'amore come amore dell'Intelligenza attiva. Verosimilissimo invece che quest'età di nove anni abbia un valore convenzionale iniziatico, perché in molte altre sette si ritrova che l'iniziato ha una certa età convenzionale. Il Rossetti ricorda, per esempio, che secondo il Recueil précieux de la Massonerie(473) l'età dell'adepto è convenzionalmente proprio di nove anni, a significare un grado di maturazione e di perfezione, e si comprende che quest'età sia stata fissata nel numero mistico che è il quadrato di tre. Ma c'è un altro importante argomento. Jacopo da Lentini ha una poesia nella quale si lamenta che sia ormai troppa la gente che canta d'amore, dice che:
...tanti son gli amatorich'este scinta di favori
merzé per troppa usanza,
e fa questa proposta:
Le merzé siano stretteche nulla parte siano dette
perché paiano gioie nove,
in nulla parte siano trovatené dagli amadori chiamate
infino che compie anni nove.(474)
Si può intendere la proposta come una proibizione a tutti di cantare e di «domandare mercede» per la durata di nove anni? La proposta non sembra molto verosimile, perché avrebbero dovuto tacere anche i poeti buoni e sarebbe stato strano sospendere l'espressione dell'amore per nove anni. Alla ripresa c'era da trovare tutte le «rose» gentilissime alquanto appassite.
Molto più verosimile che dovessero aver compiuto nove anni prima di cantare proprio i poeti, gli amatori, che cioè in un ambiente settario nel quale troppi, anche giovanissimi, anche di gradi inferiori si permettevano di scrivere versi in gergo d'amore, un adepto autorevole come Jacopo da Lentini proponesse di proibire di far versi in gergo a chi non avesse compiuti anni nove (convenzionali-settari), cioè a chi non fosse un iniziato di un certo grado e quindi abbastanza saggio e prudente da non compromettere la setta.
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