Il vestito di Beatrice, la quale è, secondo quanto abbiamo già esposto, non soltanto la Sapienza santa, ma la setta che la conserva e l'adora, è, si noti bene, sanguigno. E se si pensi quanto sangue c'era veramente su quell'eterna idea risorgente attraverso i tempi, quel colore sanguigno prenderà ben altro valore che quello di un oziosissimo particolare. È quella la veste del martirio della Sapienza perseguitata. In un grado superiore, cioè dopo altri nove anni precisi, l'adepto la vedrà vestita di bianco, nella sua veste di gloria.
All'apparire di Beatrice, della Sapienza santa, si verifica come presso tutti gli altri amanti, il dramma psicologico mistico. Si ha un discorso in latino di tre spiriti, discorso che non esito a qualificare francamente goffo e ridicolo se si tratti realisticamente di tre spiriti che parlino uno nella testa, uno nel cuore e uno «in quella parte ove si ministra lo nutrimento nostro», in un fanciullo di nove anni. L'atteggiamento dei tre spiriti è invece soltanto (benché esposto in termini velati) il solito atteggiamento della mente (spiriti visivi), del cuore (spirito animale) e della vita inferiore (spirito naturale) all'apparire del raggio della Sapienza santa.
Con questa apparizione infatti l'intelletto, la mente, vede apparire la sua beatitudine («apparuit jam beatitudo vestra») e poiché nell'uomo che assurge alla visione e all'amore della verità santa lo spirito della vita (il cuore, gli affetti umani) è dominato e represso, questo spirito dice: «Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur michi». E poiché nell'innalzarsi della mente alla contemplazione non solo gli affetti, il cuore sono uccisi, ma la vita inferiore (spirito naturale) ne è sacrificata e conculcata, lo spirito naturale piange dicendo: «Heu miser, quia frequenter impeditus ero deinceps!
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