». È (benché più artificiosamente esposto e ordinato in modo meno trasparente) lo stesso effetto dell'apparizione della donna e del dardo che esce dai suoi occhi cantato da altri poeti:
Voi che per li occhi mi passaste 'l coree destaste la mente che dormia(479).
Quando esamineremo la canzone di Dante: E' m'incresce di me, vedremo che questo stesso dramma vi è rappresentato come avvenuto in Dante non alla vista di Beatrice, ma alla nascita di essa. Prova che vista di essa e nascita di essa sono la stessa cosa.
Dante, dopo aver riaffermato la natura divina della sua donna ripetendo per lei la parola del poeta Omero: «Ella non parea figliuola d'uomo mortale, ma di deo» e dopo aver affermato la purezza del suo amore, tralascia di parlare di questo periodo con l'argomento che «soprastare alle passioni e atti di tanta gioventudine pare alcuno parlare fabuloso». Strano che non lo trovino fabuloso i critici positivi, se anche a Dante questo complicato avvenimento riportato nella sua finzione realistica ai nove anni di un fanciullo sembrava «fabuloso»!
III. Passano precisamente altri nove anni (che bella combinazione!) e Dante rivede questa mirabile donna vestita di colore bianchissimo(480). Egli nota un particolare assolutamente ozioso (e sono i particolari oziosi quelli che svelano il gioco). Il particolare è che c'erano due donne di più lunga età vicino a lei, molto probabilmente due adepti che sono padrini a Dante nella cerimonia del primo «saluto» che, abbiamo già visto, ha tutta l'aria di una cerimonia sacramentale alla quale si giunge in un grado superiore della setta, dopo 9 + 9 anni, tant'è vero che questo saluto è stato celebrato soltanto da questi innamorati e da tutti e con termini molto analoghi e che essi ricevevano il saluto tutti insieme come abbiamo visto (cap.
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