VII, 3).
Questo rito sacramentale fa sì che il poeta veda «tutti li termini della beatitudine». S'inebria, si rinchiude in sé: ha una visione chiaramente simbolica e trasparentissima.
Amore (la setta) «di pauroso aspetto a chi lo guardi, ma con mirabile letizia quanto a sé, che mirabile cosa era» (cosa inesplicabile nel senso letterale ma che significa: la setta, felice nella sua Sapienza in sé, paurosa a chi voglia penetrare dal di fuori il suo segreto) «dicea», racconta Dante, «molte cose, le quali io non intendea se non poche (non era che ai primi gradi dell'iniziazione); tra le quali intendea queste: "Ego dominus tuus"» (quantunque Dante non intenda se non poco, questo intende: che egli è fatto servo della Setta d'Amore(481)). «Ne le sue braccia mi parea vedere una persona... la quale io riguardando molto intentivamente conobbi ch'era la donna de la salute (il «saluto» è stato immediatamente tradotto come nulla fosse in «salute» dell'anima)». Essa era una persona che «dormiva nuda» salvo che involta in un «drappo sanguigno leggermente» (la Sapienza santa riposa tra le braccia della setta, Amore, nuda nella sua purezza(482), ma velata a cagione delle persecuzioni: il drappo sanguigno).
Amore risveglia la donna che dorme (la setta mette l'adepto in rapporto con la Sapienza santa che per lui dormiva) e le dà da mangiare il cuore di Dante (lo consacra tutto nel suo segreto alla Sapienza santa) e la donna (la setta) lo mangia, dubitosamente («paventosa» dice nel sonetto), in trepida segretezza.
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