Dopo di che, esso Amore sale piangendo con la bella donna nelle braccia verso il cielo (simulando nel cospetto degli uomini, esso preconizza che condurrà la Sapienza santa a diventare atto della contemplazione pura, cioè la condurrà con l'excessus mentis a «mirare gloriosamente nella faccia di Dio»).
A ciascun'alma presa e gentil corenel cui cospetto ven lo dir presente,
in ciò che mi rescrivan suo parvente,
salute in lor segnor, cioè Amore.
Già eran quasi che atterzate l'oredel tempo che onne stella n'è lucente,
quando m'apparve Amor subitamente,
cui essenza membrar mi dà orrore.
Allegro mi sembrava Amor tenendomeo core in mano, e ne le braccia avea
madonna involta in un drappo dormendo.
Poi la svegliava, e d'esto core ardendolei paventosa umilmente pascea:
appresso gir lo ne vedea piangendo.
La visione è avvenuta nella prima delle nove ultime ore della notte, come il saluto era avvenuto nella nona di quel giorno. (Erano saluto e visione in fondo la stessa cosa: l'una spiega l'altro).
Dante raggiunto così dopo 9 + 9 anni il grado che non sappiamo quale fosse e che chiameremo del «saluto»(483), comunica, secondo l'uso, ai «Fedeli d'Amore», d'essere diventato anche lui «Fedele d'Amore».
Il sonetto: A ciascun'alma presa e gentil core, racconta la visione e domanda (evidentemente secondo il costume) la risposta dei «Fedeli d'Amore». I «Fedeli d'Amore» gli risposero tutti fuori gergo, come si usava fare per il primo sonetto dell'adepto. Guido Cavalcanti gli dice che Amore ha dato da mangiare a Madonna il cuore di Dante per paura che lei morisse (?); Cino da Pistoia che lo ha fatto perché Madonna conoscesse qual era il suo cuore(484). Dante da Majano, con parole che stonano in malo modo col sonetto ricevuto e con tutte le poesie dello stesso autore, gli risponde sconciamente consigliando a Dante alcuni lavaggi reconditi che gli facessero passare «lo vapore» per il quale egli farneticava.
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