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      Lo gabbano perché non ha capito di trovarsi fra iniziati, la setta e gli adepti lo gabbano perché ha avuto paura, perché è stato in vista diverso da quello che era dentro e probabilmente lo gabbano perché ha rinnegato, a parole almeno, lì per lì la sua fede e la sua setta.
      XV. Nel capitolo e nel sonetto che seguono Dante esprime un grave contrasto del suo spirito. Egli da una parte ha (e certo con buone ragioni) timore di avvicinarsi alla setta. Pericolo di morte se l'avvicina; uomini avversi (pietre) che son pronti a gridare la morte contro di lui. Dall'altra parte un desiderio intenso di accostarsi a essa.
      Questo stato d'animo è espresso nella prosa, ma molto più chiaramente nelle artificiose divisioni del sonetto che non nell'oscura prefazione a esso. Dicono le divisioni: «... Dico quello che Amore consigliato da la ragione (sappiamo che ragione è usato per prudenza) mi dice quando le sono presso; ne la seconda manifesto lo stato del cuore per essemplo del viso; ne la terza dico sì come onne sicurtade mi viene meno; ne la quarta dico che pecca quelli che non mostra pietà di me, acciò che mi sarebbe alcuno conforto, ne l'ultima dico perché altri doverebbe avere pietà...»
      Nel sonetto sono questi pensieri segreti: quando io mi avvicino alla setta e alla sua Sapienza io dimentico nel mio fervore ogni altra cosa, ma Amore consigliato dalla Prudenza mi dice di tenermi lontano da lei se mi è cara la vita (L'Inquisizione sorveglia)(489). Il mio aspetto esteriore (il viso) potrebbe mostrare il mio vero sentire cioè il colore del mio cuore, il quale invece tenta di dissimularsi, di appoggiarsi dove può (e magari a una pintura) per non rivelarsi, e proprio quando provo la più viva commozione per la vicinanza della Sapienza santa, mi par di sentire i seguaci della Chiesa corrotta (le pietre) che gridano: Muoia, muoia!


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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