Pagina (392/879)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E «quello che non mi puote venire meno».
      Le donne (gli adepti giudicanti) «cominciaro a parlare tra loro»; poi l'interrogante chiede: «Noi ti preghiamo che tu ne dichi ove sta questa tua beatitudine».
      Dante risponde: «In quelle parole che lodano la donna mia». (È vero che la setta mi ha negato il saluto, ma io ho continuato a cantare per la Sapienza santa).
      Allora gli rispose questa che gli parlava: «Se tu ne dicessi vero, quelle parole che tu n'hai dette in notificando la tua condizione, avrestù operate con altro intendimento». (Dobbiamo ritenere che tu veramente sei stato fedele a Beatrice quando facevi e scrivevi cose per le quali noi ti ritenevamo infedele?).
      Come si vede l'interrogatorio che pareva in principio quasi scherzoso cianciare di donne che domandano a Dante soltanto come mai egli ami una persona della quale non può sopportare la vista, qui finisce con l'investire in pieno la coerenza di Dante e l'intendimento di certe sue parole che le donne hanno interpretato diversamente da come le interpretava Dante, o che Dante ha detto, pare, con intendimento tale che non sembrava coerente con il suo amore per Beatrice.
      Infatti Dante parte quasi vergognoso dicendo fra se medesimo: «Poi che è tanta beatitudine in quelle parole che lodano la mia donna perché altro parlare è stato lo mio?»
      Il che vuol dire evidentemente che un qualche suo parlare non era stato chiaramente diretto a lode della sua donna e che la setta aveva qualche ragione di accusarlo, sia pure in base ad apparenze.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





Sapienza Beatrice Dante Dante Dante Dante Beatrice Dante