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      e sì l'avem per tale innamorato,
      ch'Amor preghiam per lui in ciascun lato.
      La canzone continua (a dir vero in modo un po' monotono) a lodare ancora il pregio di Dante. (Le povere donne barbute dovevano arrivare a scrivere settanta versi come aveva fatto lui!), ma così seguitando la canzone spiattella che Dante, desiderando Beatrice, desidera soltanto il sommo bene e non crede in altra vista «né in pintura» e qui la setta sembra riconoscere finalmente che se egli si era appoggiato simulatamente a una pintura, era rimasto però fedele a Beatrice.
      Non solo, ma si fa a Dante un buffissimo elogio oltre a quello già buffo di «non credere alla pintura», e cioè di non aspettare «né vento né plova». Che cosa significa? Vento è il tempo avverso alla setta («Ora 'n su questo monte tira vento», scriveva Cino). Non aspettar né vento né plova vuol dire: aver fede che verrà il tempo gaio, il tempo del trionfo del bene(495). Ed è una vera sciocchezza nel senso letterale. Le donne riconoscendo Dante come il più perfetto degl'innamorati (e si noti che di veramente originale nel senso letterale in quella sua canzone c'era più che altro il preannunzio della morte di Beatrice), dicono addirittura che vogliono mettere Dante in Paradiso, evidentemente in «alto grado».
      Audite ancor quant'è di pregio e vale:
      che 'n far parlare Amor sì s'assicurache conti la bieltà ben a drittura
      da lei dove 'l su' cor vol che si fova.
      Ben se ne porta com'om naturalenel sommo ben disia ed ha sua cura,
      né in altra vista crede né in pintura,


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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