Ne li occhi porta la mia donna Amore,
per che si fa gentil ciò ch'ella mira;
ov'ella passa, ogn'om ver lei si gira,
e cui saluta fa tremar lo core,
sì che, bassando il viso, tutto smore,
e d'ogni suo difetto allor sospira:
fugge dinanzi a lei superbia ed ira.
Aiutatemi, donne, farle onore.
Ogne dolcezza, ogne pensero umilenasce nel core a chi parlar la sente,
ond'è laudato chi prima la vide.
Quel ch'ella par quando un poco sorride,
non si può dicer né tenere a mente,
sì è novo miracolo e gentile.
È un sonetto mirabile di profondità mistica sotto il velo quasi perfetto delle immagini d'amore.
4. La mistica morte di Beatrice-Rachele
[XXI] Tutta questa prima parte della Vita Nuova rivela con relativa semplicità, con pochi dubbi sui particolari, ma con un'assoluta certezza per quanto riguarda la sostanza, che ci troviamo davanti a un racconto di vicende che riguardano l'amore mistico e la vita di Dante nei rapporti della setta entro la quale questo amore mistico si è iniziato, è stato nutrito, ha avuto le sue manifestazioni.
Entriamo ora in una seconda parte della Vita Nuova. Qui l'interpretazione presenta qualche maggiore difficoltà, dovuta in gran parte al molteplice significato segreto dell'espressione «morte di Madonna».
Abbiamo visto che questi «Fedeli d'Amore» parlano della morte di Madonna in più sensi. È chiamata morte di Madonna (che è la Rachele di S. Agostino) quella che nella mistica cristiana di Riccardo da San Vittore è chiamata la morte di Rachele, cioè l'atto per il quale la Sapienza santa, in quanto è sapienza nell'uomo, giunge a trascendere la mente dell'uomo stesso con l'«excessus mentis» fino a «mirare gloriosamente nella faccia di Dio». La morte di Rachele significa in questo senso perfezionamento altissimo dello sviluppo della Sapienza mistica e probabilmente più breve o più lunga, più chiara o meno chiara, estasi.
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