La quale morte però, se nel principio è apparsa con tutti quei segni angosciosi, nella fine appare come il ritrovarsi o ritirarsi nel ciclo di una nuvoletta che è Beatrice, la santa Sapienza che «al tempo more» per rivivere immortalmente presso Dio.
Questo angoscioso farneticare di Dante avviene in mezzo a donne (adepti) che non comprendono bene ciò che egli pensa e dice. Egli dice: «"O Beatrice benedetta sie tu", e già detto avea "O Beatrice", quando riscotendomi apersi li occhi e vidi che io era ingannato. E con tutto che io chiamasse questo nome, la mia voce era sì rotta dal singulto del piangere (simulare), che queste donne non mi pottero intendere, secondo il mio parere; e avvegna che io vergognasse molto, tuttavia per alcuno ammonimento d'Amore mi rivolsi a loro. E quando mi videro, cominciaro a dire: "Questi pare morto", e a dire tra loro: "Procuriamo di confortarlo"'».
Si noti che poco prima le donne (adepti) gli andavano dicendo: «Non dormire più» e «non ti disconfortare».
Dante evidentemente ha passato una grande crisi di preoccupazione e di sconforto prevedendo la possibilità d'una dispersione della setta nella quale gli uccelli cadessero morti, il sole della verità si oscurasse e l'eterna Sapienza incorruttibile affidata alla setta dovesse rifugiarsi nei cieli.
Tutto questo egli narra con voluta oscurità, nella canzone: Donna pietosa e di novella etate, aggiungendo soltanto il particolare che una donna giovane (un giovane adepto?) a lui propinquissima aveva partecipato in modo forse troppo clamoroso al suo sgomento.
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