La poesia è abbastanza chiara dopo quanto è detto e non m'indugio a spiegarla. Ricordo soltanto che chi voglia respingere completamente quest'interpretazione o altra interpretazione di questo genere, deve credere che veramente Dante avesse delle previsioni in farnetico e, come ho già detto, per non credere ai simboli, dovrà credere ai sogni.(501)
XXIV. Dopo la sua guarigione, Dante ci racconta un avvenimento che, se si deve prendere esclusivamente alla lettera, è diciamolo francamente, la più sciocca cosa che si possa immaginare. Ci racconta che, sedendo pensoso in alcuna parte, si sentì un tremore nel cuore, che vide venire monna Vanna e subito dopo monna Bice. Il fatto sarebbe abbastanza semplice se non fosse preceduto dall'arrivo d'Amore che lietamente (dopo tutte quelle previsioni tragiche e spaventose?) gli dice: «Pensa di benedicere lo dì che io ti presi, perché tu lo dei fare». E il cuore di Dante è sì lieto, che dice: «Me non parea che fosse lo mio cuore per la sua nuova condizione». E poco dopo queste parole «che lo cuore mi disse con la lingua d'Amore» (si noti bene: con la lingua d'Amore), vede venire le due donne una appresso dell'altra e Amore, parlando al solito nel suo cuore, fa a Dante un discorso così sciocco che molto mi compiaccio di poterlo restituire nel suo significato serio per purgare Dante da tanta infamia quale sarebbe l'averlo dato come racconto di significato puramente letterale.
Amore dunque dice a Dante: «Quella prima è nominata Primavera solo per questa venuta d'oggi; ché io mossi lo imponitore del nome a chiamarla così Primavera, cioè prima verrà lo die che Beatrice si mostrerà dopo la immaginazione del suo fedele.
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