E Dante infatti, per dire come Beatrice operava in lui comincia una canzone che è semplicemente la canzone della mistica morte. È, intesa come tale, una delle cose più belle che egli abbia scritto.
In essa Dante comincia a parlare del lungo tempo da che Amore lo tiene, poi del fatto che questo amore prima forte (pieno di dolore) adesso gli sta «soave nel cuore»(505). E per questo (per questa soavità), quando Amore gli toglie gli spiriti (naturali) la sua fragile anima sente «tanta dolcezza che 'l viso ne smuore», e Amore prende tanta virtù in lui che egli esce da se stesso (excessus mentis) e i suoi spiriti «vanno fuori chiamando la donna mia per darmi più salute»(506).
Si rilegga con questo pensiero la canzone interrotta e si comprenderà come e perché essa è interrotta dalla morte di Beatrice. Essa è come una scala d'esaltazione mistica che sale verso la mistica morte e per un profondissimo dramma simbolico è interrotta dalla mistica morte.
Sì lungiamente m'ha tenuto Amore
e costumato a la sua segnoria,
che sì com'elli m'era forte in pria,
così mi sta soave ora nel core(507).
Però quando mi tolle sì 'l valoreche li spiriti par che fuggan via
allor sente la frale anima miatanta dolcezza, che 'l viso ne smore,
poi prende Amore in me tanta vertuteche fa li miei spiriti gir parlando
ed escon for chiamandola donna mia, per darmi più salute.
Questo m'avvene ovunque ella mi vede,
e sì è cosa umil, che nol si crede.
XXVIII. «Quomodo sedet sola civitas plena populo! Facta est quasi vidua domina gentium.
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