Et hoc est comune omnibus contemplativis».
Il secondo modo si ha quando qualcuno si astrae dalle cose esteriori ed è introdotto in una visione immaginaria, come negli Atti degli Apostoli si dice di Pietro: «Et factu est in exstasym mentis», ecc.
Il terzo modo si dice più propriamente quando uno s'introduce nella visione intellettuale ove vede le cose intellettuali non per la presenza delle cose, ma per rivelazione.
Il quarto modo, il più proprio di tutti, è quando la mente fuori di tutti quegli atti che sono propri degli esseri inferiori e senza che nulla si interponga tra essa e Iddio, intuisce per visione intellettuale la divina essenza(508).
Risulta da tutto ciò che questi poeti chiamavano excessus mentis, cioè morte di Madonna, non soltanto quell'estasi d'ordine superiore che è addirittura l'intuizione delle cose divine, ma anche semplicemente il concentrarsi nell'intenzione nel divino oggetto dell'amore senza rinunzia all'atto e all'uso dei sensi o la semplice visione intellettuale che si ha per rivelazione.
Non solo, ma c'è un'altra cosa importante ed è che Nicolò de' Rossi presenta l'excessus mentis (nei suoi quattro modi) come l'ultimo grado col quale in Amore si attinge la «somma gerarchia».
Ora se si pensa alla continua inserzione che questi poeti facevano della terminologia mistica nella terminologia settaria e a questa frase dell'amore che nel quarto grado attinge la «somma gerarchia», ci vien fatto di pensare che con questa morte di Madonna si potesse designare celatamente anche semplicemente il sommo grado della gerarchia settaria, grado nel quale si supponeva o si riteneva, sia pure per convenzione tradizionale, che l'adepto dovesse essere o completamente concentrato nell'amore della santa Sapienza o addirittura capace di ottenere qualche diretta rivelazione del divino(509).
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