Come nel capitolo XXIII e nella canzone: Donna pietosa egli aveva parlato della morte prevista di Beatrice in forma angosciosa e andando a rappresentare il pericolo che correva la setta d'essere dispersa, così ora egli parla di Beatrice morta e ascesa nei Cieli nel senso che la mistica Sapienza, la santa Verità ha lasciato vedova di sé la terra, che essa non si ritrova più nelle parole della Chiesa, che si è ritirata nei Cieli.
Non è improbabile che dopo quel periodo di grande fiorire della setta sotto la direzione di Dante, questa si sia poi veramente dispersa quando cominciarono le terribili discordie intestine di Firenze. Certo, Dante dà ora a quella morte di Beatrice, che era il suo orgoglio, il senso di oscuramento del mondo.
Ma a riconfermare ancora una volta che quella Beatrice è qualche cosa di ben diverso dalla moglie di Simone de' Bardi, Dante, che ha annunciato la morte di lei con un immediato e gelidissimo almanaccare sul numero nove, continua ora a parlarne dicendo:
«Poi che fue partita da questo secolo, rimase tutta la sopradetta cittade quasi vedova dispogliata da ogni dignitade; onde io, ancora lagrimando, in questa desolata cittade, scrissi a li prìncipi de la terra alquanto de la sua condizione, pigliando quello cominciamento di Geremia profeta che dice: Quomodo sedet sola civitas».
Si è discusso se i «prìncipi della terra» ai quali Dante scrive siano i signori di Firenze o i prìncipi di tutto il mondo. Siano gli uni o gli altri, dovevano essere però persone abbastanza affaccendate in cose serie, perché fosse semplicemente ridicolo che un giovane di venticinque anni li richiamasse a occuparsi del grave fatto che era morta la moglie di Simone de' Bardi.
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