XXXIV. Che Dante ripensando a Beatrice dipinga figure di angeli, è cosa perfettamente naturale e verosimile nel senso allegorico non meno che nel senso letterale, come è pure naturalissimo che egli scriva sospirando del «nobile intelletto» che è salito nel cielo, per quanto questo «nobile intelletto» sia un po' troppo crudamente filosofico e sappia molto poco di donna vera.
5. La «donna gentile» ( filosofia)
di fronte alla Sapienza mistica (Beatrice)
Siamo all'episodio della «donna gentile».
XXXV. Per intendere questo episodio bisogna premettere che secondo i mistici l'atto della contemplazione pura, quale si può avere con l'excessus mentis sulla terra, non può essere durevole. Non solo, ma Averroè aveva scritto che anche il nostro congiungimento con l'intelligenza attiva quaggiù è di necessità breve: «Necessario è che da ultimo ci congiungiamo a tale intelligenza astratta... benché in noi ciò segua per breve tempo, come disse Aristotile».
Questo spiega il fatto, che ad alcuni potrà essere parso strano, che Dante abbia subìto un periodo di decadenza, un abbassamento spirituale, pur dopo aver conseguito quell'altissimo grado di commozione o d'iniziazione mistica che è raffigurato nella morte di Beatrice. E appunto forse la rapidità, la violenza, la precocità con la quale Dante, nel fervore della sua esaltazione arrivò alle più forti emozioni mistiche, quella che (richiamandoci a molte esperienze analoghe) spiega il suo ricadere dei vertici del misticismo in uno stato mentalmente e spiritualmente inferiore.
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