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      Resta che io su questo punto credo all'aperta e limpida testimonianza di Dante. Credo che la Donna Gentile sia simbolica fino dal suo primo apparire e che si contrapponga a Beatrice come «Filosofia» a «Sapienza mistica», in altre parole come (secondo la distinzione paoliniana) Scienza a Sapienza.
      E con questo ci possono spiegare non solo tutto il Convivio, ma anche questi capitoli della Vita Nuova nei quali il carattere fondamentale della Donna gentile è quello di essere simile e pur diversa da Beatrice.
      Infatti la Filosofia, quella scienza terrena che fu coltivata da Aristotele, da Cicerone, da Boezio, dagli altri maestri di Dante, è simile e pur diversa alla Sapienza santa mistico-iniziatica in quanto essa pure vuol condurre benché per vie razionali e meno dirette, a Dio.
      La Donna Gentile, ho detto, è simile a Beatrice e pur diversa.
      È simile. Quando Dante la vede gli sembra che in lei sia tutta la pietà accolta. Egli dice fra sé: «E' non puote essere che con quella pietosa donna non sia nobilissimo amore», e infatti anche in lei era amor Sapientiae. Ed essa quando vedeva Dante «si facea d'una vista pietosa e d'un colore palido quasi come d'amore; onde molte fiate mi ricordava la mia nobilissima donna, che di simile colore si mostrava tuttavia».
      Ma è diversa: è diversa soprattutto costantemente, nel grado della sua nobiltà. Infatti quella che vola a direttamente mirar nella faccia di Dio è «gentilissima», questa è e resterà sempre solamente «gentile», per quanto Dante scriva tutto un trattato su di lei.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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