Non solo, ma Dante ci dice una frase molto strana nel senso letterale. Ci dice che ai suoi occhi volenterosi di riguardare nella «Donna gentile», egli diceva: «Questa donna... non mira voi se non in quanto le pesa de la gloriosa donna di cui piangere solete». Inverosimile che questa gentile donna evidentemente innamorata, guardando Dante si dolga proprio di Beatrice morta. Verosimilissimo e profondo che la filosofia, altissima scienza umana ma razionale, essa pure miri in realtà come suo ultimo termine a quella gloriosa donna che è «la sapienza che vede Iddio».
Per essere breve dirò senz'altro (e chiunque ritroverà da sé nella Vita Nuova o nel Convivio il sapore evidente di questa verità), che il conflitto tra Beatrice e la Donna Gentile è il conflitto dell'anima di Dante tra la «mistica sapienza» attraverso la quale Dante ha avuto emozioni mistiche altissime, e la dottrina umana, la «filosofia». Tutte e due sono sotto un certo rapporto .sapienza», ma l'una è gentilissima, l'altra è gentile. Della prima ci s'innamora perdutamente al primo apparire («l'eterna luce che vista sola e sempre amore accende»), nella seconda si procede con amore faticoso, vegliando la notte, attraverso lo studio dei filosofi. E questo l'amore per la donna del Convivio, è quella ricerca della dottrina dei filosofi nella quale infatti Dante, nel primo capitolo del Convivio, dice di aver cercato conforto quando non poteva più godere della presenza di Beatrice.
Dante dunque, dopo la gloriosa e appassionata esperienza mistica, non resse nello stato d'esaltazione mistica forse anche perché, disperdendosi la setta, il suo misticismo non trovò più alimento; egli ricadde e trovò conforto nella filosofia che, senza essere la visione immediata e diretta delle cose divine, era pur sempre figlia di Dio, era pur sempre Sapienza, più faticosa, più umile, era quella che si conquista giorno per giorno sui libri.
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