Si noti che soltanto con quest'interpretazione si supera quell'atroce guazzabuglio della prima terzina che resiste ad ogni altra ragionevole spiegazione.
O dolci rime che parlando andatede la donna gentil che l'altre onora,
a voi verrà, se non è giunto ancora,
un che direte: «Questi è nostro frate».
Io vi scongiuro che non l'ascoltiateper quel signor che le donne innamora,
ché ne la sua sentenzia non dimoracosa che amica sia di veritate.
E se voi foste per le sue parolemosse a venire inver la donna vostra,
non v'arrestate, ma venite a lei.
Dite: «Madonna, la venuta nostra
è per raccomandarvi un che si dole,
dicendo: ov'è 'l disio de li occhi miei?»(520)
In questi due sonetti, in altri termini, Dante torna all'idea mistica, getta un richiamo per riunire sé ai «Fedeli d'Amore» ancora rimasti del primo tempo e dice a tutti: «Lascio d'occuparmi della filosofia razionalistica perché in essa non spero più nulla, torno alle rime antiche, lascio la Donna Gentile, torno alla Gentilissima, alla nostra mistica Sapienza iniziatica. Lo sappiano le "donne", gli adepti».
XL. Ed ecco la conferma di tutto ciò. Dante si mette a evangelizzare di nuovo in nome di Beatrice. E questo fatto è adombrato in quello stranissimo episodio dei pellegrini che è, nel senso letterale, un'altra delle grosse assurdità della Vita Nuova.
Sì, è assurdo che dopo anni da che Beatrice era morta, dopo che egli stesso si era consolato sufficientemente con la Donna Gentile, a Dante venisse tutt'a un tratto, non dico il rimpianto di Beatrice (ciò che poteva essere naturalissimo), ma la pretesa di far piangere per la moglie di Simone de' Bardi certi pellegrini che venivano «forse di Croazia», per andare a vedere l'immagine della Veronica!
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