Venite a intender li sospiri mieio i cor gentili che pietà 'l disia.(523)
E poi fa proprio per loro (per questi adepti che si sono così riavvicinati) una nuova poesia: l'ultimo sonetto della Vita Nuova:
Oltre la spera che più larga gira.
È un sonetto nel quale si parla di un'«intelligenza nova» che l'amore ha messo in Dante e che lo tira su in alto a rivedere la sua Beatrice, a tornare cioè al suo primo e santo amore.
Oltre la spera che più larga girapassa 'l sospiro ch'esce del mio core;
intelligenza nova, che l'Amore
piangendo mette in lui, pur su lo tira.(524)
XLII. «Appresso questo sonetto (che parlava in fondo di un nuovo "excessus mentis") apparve a me una mirabile visione, ne la quale io vidi cose che mi fecero proporre di non dire più di questa benedetta infino a tanto che io potesse più degnamente trattare di lei». Tutti conoscono questa commossa chiusa della Vita Nuova. Essa corona il «libello» del primo amore con la promessa di un'opera che, se non è la Commedia, quale noi la possediamo, è certamente una grande opera profetica e apocalittica meditata forse da Dante fino dalla sua giovinezza. Dopo quell'opera Dante pensa che la sua vita potrebbe chiudersi ed egli potrebbe andare a vedere la gloria della sua donna, «cioè di quella benedetta Beatrice la quale gloriosamente mira ne la faccia di colui «qui est per omnia secula benedictus».
E nell'ultima frase, colei che era stata detta da S. Agostino il «visum principium» cioè Rachele, colei che infatti morendo, trascendendo, pareva avesse scritto nel viso: «Io sono a vedere lo principio della pace», riappare nitidamente come la Sapienza santa che nella sua ultima manifestazione perfetta non è se non eterna e beatificante visione di Dio, Beatrice Beata.
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