7. La «sentenzia» della Vita Nuova»
Tale, almeno certamente nelle sue linee generali, lo schema del vero contenuto simbolico e segreto della Vita Nuova.
Restano delle incertezze e dei dubbi? Dei punti da chiarire e da rivedere? Certo! Ed è perfettamente naturale che restino incertezze e dubbi nella traduzione dal gergo di un'opera che parla di fatti che non conosciamo, con linguaggio ambiguo e con intenzione di non essere intesa dal volgo. Mentre invece sarebbe semplicemente ridicolo che la Vita Nuova lasciasse quelle incertezze, quelle preterizioni, quelle assurdità che indubitabilmente lascia inesplicate nel piano letterale, se essa fosse soltanto come si vuol darci a credere «la candida e malinconica storia di affetti profondi, un'ingenua e piena confessione di ciò che v'era di più intimo e segreto nel cuore suo». Per noi che riconosciamo nella Vita Nuova un'opera astrusa, complicata e a doppio senso, è perfettamente legittimo che resti qualche oscurità anche dopo aver tentata la spiegazione, ma le oscurità della Vita Nuova sono tutte illegittime e assurde per chi accetta l'interpretazione realistica. Ma con questa nostra interpretazione noi siamo in grado di avanzare una ben fondata ipotesi su quella «sentenzia» della Vita Nuova, cioè sullo speciale intento col quale furono scelte e commentate le poesie che in essa figurano. Ripeto che per me il fatto che la Vita Nuova che noi possediamo sia proprio quella che Dante mise insieme prima del 1300, non è affatto sicuro, anzi è estremamente probabile che la nostra sia un rifacimento con aggiunte notevoli, specialmente in fondo.
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