non tacerò di lei, ché villaniafar mi parria
sì ria, ch'a' suoi nemici sarei giunto:
per che da questo puntocon rima più sottile
tratterò il ver di lei, ma non so cui.
Mi par verosimile che Dante accenni qui alla setta quale era nel suo miglior fiorire quando mostrava leggiadria negli atti suoi e non accoglieva gente villana, orgogliosa. Questa setta aveva e ha dei nemici (chi sarebbero i nemici di una donna?). Dice inoltre ch'egli parla ora ma «non so cui» senza poter dirigere ufficialmente le sue parole alla setta, perché Amore l'ha lasciato. Continua ancora parlando della virtù pura che non si trova nei cavalieri ove deve essere mescolata con qualità di vita pratica, ma che dovrebbe trovarsi fra:
gente onestadi vita spiritale
o in abito che di scienza tiene.
Vorrebbe in altri termini che gli adepti fossero più puri e più contemplativi.
...vertù pura in ciascuno sta bene.
Sollazzo è che convenecon esso Amore e l'opera perfetta.
E dopo aver imprecato aifalsi cavalier, malvagi e rei,
nemici di costei,
ch'al prenze de le stelle s'assimiglia,(538)
dopo aver detto che l'uom che ha leggiadriaper sé caro è tenuto
e disiato da persone sagge,
ché de l'altre selvaggecotanto laude quanto biasmo prezza,
e altre simili cose, conclude:
Color che vivon fanno tutti contra.
Nel quale verso non mi par verosimile si vogliano accusare addirittura tutti i viventi di operare contro la leggiadria, ma gli adepti che, come abbiamo visto altre volte, erano detti appunto «color che sono in vita», «i vivi» e simili.
LXXXIV-LXXXV. Hanno una particolare importanza i due sonetti che seguono: Parole mie che per lo mondo siete, e O dolci rime che parlando andate.
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Dante Amore Amore Parole
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