Ne abbiamo già trattato a proposito dell'abbandono della Donna Gentile.
LXXXVI. Il sonetto: Due donne in cima de la mente mia, appare come uno dei più tardi perché in esso si delinea già chiaramente il pensiero della Divina Commedia, secondo il quale due donne, Sapienza e Giustizia (Beatrice e Lucia), devono stare ugualmente sulla cima del pensiero dell'uomo: l'una per sanarlo nella vita contemplativa con tre virtù fede, speranza e carità (adombrate nel sonetto in bellezza, leggiadria e gentilezza), l'altra con le quattro virtù cardinali: prudenza, fortezza, temperanza e giustizia (adombrate in cortesia, valore, prudenza e onestà).
Questo ingenuo giorasparente, il fatto che vi è una donna la quale è amata per il diletto, per la contemplazione, per la gioia della vista, per la bellezza, l'altra è amata per la virtù attiva operativa che essa suscita. Sono la virtù della Croce e la virtù dell'Aquila e il simbolismo è così trasparente che negli ultimi due versi si dice addirittura che l'una delle due donne è amata «per operare». Inutile avvertire che se questo fosse un sonetto d'amore, nel senso vero della parola, sarebbe sciocco e assurdo, perché a nessuno è mai venuto in mente che l'amore sia perfetto proprio quando è diviso ugualmente fra due donne. E bisogna arrivare all'incredibile ingenuità di Alessandro D'Ancona per vedere in questo sonetto il conflitto niente di meno che tra la Donna Gentile e Beatrice «preponderanti or l'una or l'altra(539)». Quando non si sente che questo sonetto vuol dare l'impressione di uno stato perfetto e non di un conflitto, non se ne può intendere assolutamente nulla.
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