È una canzone mirabile come struttura, come armonia, come forza; sennonché, presa nel suo senso letterale, come ho già osservato, essa ci mostra una vuotaggine veramente sorprendente. Tutto il senso della canzone sarebbe questo: viene l'inverno, piove, nevica, gli uccelli si disperdono, l'erba è morta, l'acqua si gela. Ma a ogni constatazione di questi fenomeni invernali Dante ripete con tono tragico ed eroico che egli resta fermo nel suo amore e nella sua «guerra». Con ciò a dir vero, se si trattasse di vero amore, non gli accadrebbe se non quello che accade a tutti gli altri uomini, posto che l'uomo è per definizione un animale che fa all'amore in tutte le stagioni e non ci sarebbe proprio tanto da vantarsi, perché tutti i modesti mortali, quando hanno una passione, non la sospendono durante i mesi invernali, come le marmotte.
Ebbene si metta al posto di quella parola «inverno» o «gelo» o «tempo freddo» il significato che ha quest'espressione nel gergo: tempo di prevalenza della Chiesa corrotta e di persecuzione, si metta al posto di «Pietra» il suo significato del gergo: «Chiesa corrotta», si guardi bene al vero senso delle parole che sono, in quanto riguardano Pietra, tutte di odio e tutta la poesia si fa di colori nuovi, non solo, ma quell'affermazione di essere Dante, e lui solo, innamorato fermamente nell'inverno (della persecuzione) mentre tutti gli uccelli (adepti) fuggono e di non essere tornato un passo indietro dalla sua guerra, diventa una delle più nobili e forti cose che la poesia abbia pensato e vissuto e tale che dovette ben commuovere i correligionari di Dante, se qualcuno, in quel tragico inverno, poteva ancora ascoltarlo!
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